Dall’Agriturismo Fattoria “I canarini” all’“Apicoltura Severino Stello”
Si è svolto sabato 22 novembre all’Agriturismo Fattoria “I canarini” e all’azienda “Apicoltura Severino Stello” il terzo incontro dell’Associazione “G.R.I.L. Basso Piave” con la classe 2 E dell’Istituto Comprensivo “R. Onor”: alla presenza di alcuni genitori e della docente Laura Marchioni, i nostri associati Pierluigi Cibin e Anna Maria Stefanetto hanno avuto l’opportunità di far vivere ai ragazzi una mattinata veramente diversa, a contatto con la realtà produttiva di aziende dalla lunga tradizione professionale e tipiche del Basso Piave.
Ma andiamo con ordine e ricordiamo alcuni passaggi chiave della visita didattica.
Giunti anzitutto al parcheggio dell’azienda “I Canarini” i ragazzi sono stati accolti dal titolare, Gianpietro Zaramella, nel piccolo e graziosissimo giardino antistante la sua struttura. Qui, sintetizzando alcuni punti importanti della presentazione dell’identità del Basso Piave già svolta in aula, nonno Pierluigi ha anticipato ai ragazzi la complessità del contesto storico-evolutivo nel quale si sono inserite tante aziende del nostro territorio, sottolineando come la produzione attuale sia qualcosa di difficoltoso, eppure viene ancora condotta nell’ambito della continuazione generazionale: l’idea di fondo, per i titolari di queste aziende, rimane sempre quella di mettere al mondo dei figli allevandoli nella maniera che la loro famiglia anche un tempo riteneva la più giusta.
Tutto un tempo, nel Basso Piave, era legato alla naturalità; solo con le successive modifiche determinate soprattutto dalla bonifica e quindi dall’inserimento del concetto di proprietà, non originario fra gli abitanti della palude, è subentrata un’evoluzione del sistema di produzione del cibo che si è sviluppato durante l’era industriale; oggi, invece, siamo entrati, prima, nella cosiddetta ‘società di mercato’ e, poi, nel sistema della “economia di mercato”, estesa ormai a livello planetario. Però, gli abitanti del nostro territorio si sono saputi inserire in una “situazione artefatta”, come “artefatta è la gestione del mercato”.
Il sistema globale attualmente, informatizzando qualsiasi informazione, ci permette di trasmettere e ricevere i messaggi esclusivamente attraverso gli ambiti del video e dell’audio, per cui viene totalmente dimenticato il valore formativo che hanno invece il contatto e la fisicità, che esistono solo in un preciso contesto ambientale e che da questo vengono sempre fortemente determinati.
Dopo tale doverosa introduzione fatta da Pierluigi Cibin, Gianpietro Zaramella ha sottolineato che la sua azienda è un granello di sabbia, probabilmente, ma è il suo! Ed è convinto che sia valido perché, mettendolo a confronto con altre realtà, ne vede la diversità. Non ha importanza infatti quanto grande possa essere un’azienda, ma la qualità ch’essa è in grado di mostrare.
Gianpietro ha avuto l’occasione di spiegare, seppure in sintesi, il percorso che lo ha condotto fino a questa fase della sua vita professionale e le motivazioni che lo hanno spinto a sviluppare la sua azienda. Nato e vissuto sempre a Fossalta di Piave, ha fatto un percorso di studio e lavoro piuttosto vario, ma ha sempre manifestato passione per l’ambito dell’agricoltura. Dopo sei anni negli studi di “agricoltura ed enologia” a Conegliano, con la specializzazione proposta dal Ministero con un corso sperimentale, già con i primi stages era stato individuato quale uno degli studenti più motivati e quindi veniva assunto con facilità. Il suo primo lavoro è stato proprio in una cantina. Poi sono iniziate le esperienze nel settore pubblico e, infine, ha scelto di continuare a condurre la piccola azienda del padre. Ha impostato la sua attività sulle tradizioni, da una parte, e su ciò che lui può proporre al pubblico, ma questo certo non gli ha consentito vita facile sotto il profilo della produzione perché, se è vero che in aziende come la sua lo scopo principale non è creare denaro, è comunque vero che il denaro serve e fa parte dell’attività economica. L’importante, però, per lui è non mettere il denaro al primo posto e questo in diverse occasioni l’ha penalizzato: è molto più semplice proporre un prodotto in larga quantità, magari copiato da altri e a basso costo, dunque di facile vendibilità, piuttosto che realizzare un prodotto più tradizionale che però costa di più.
Gianpietro ha raccontato di quando iniziò la sua produzione partendo dai prodotti tipici dell’azienda del papà, cioè gli ortaggi, partendo da alcune serre, poi aumentate nel numero: l’azienda produceva inizialmente ortaggi destinati alla vendita sul mercato. Poi è stata sviluppata una politica di vendita del prodotto anche in azienda: è stato così aperto uno spaccio aziendale. A questo punto, pensando a come un tempo vedeva fare dalla nonna, è maturata l’idea di trasformare il prodotto per portarlo sulle tavole non solo nelle stagioni in cui questa operazione può risultare più facile, ma anche durante l’inverno: Gianpietro si è posto l’obiettivo della trasformazione del prodotto in azienda con la ‘conservazione del prodotto’. Una scelta successiva è stata quella di creare anche una ‘cucina sul posto’, cioè di offrire al pubblico una proposta agrituristica ristorativa molto specifica, quella della cucina vegetariana. L’offerta è migliore e non subisce concorrenza, diventando più attrattiva per chi è nel territorio.
Un altro aspetto particolare, su cui recentemente ha puntato l’azienda di Gianpietro per poter offrire qualcosa di ancor più allettante, è il laghetto annesso al giardino: si tratta del primo biolaghetto balneabile della provincia di Venezia, cioè biologico, biocompatibile con la nostra natura, che arricchisce e impreziosisce la proposta che la famiglia Zaramella può offrire oggi al pubblico estivo.
Dopo questa presentazione alla pura aria mattutina, Gianpietro ha invitato i suoi giovani ospiti a entrare nella sala del suo piccolo e grazioso ristorantino e qui, seduti attorno alla tavola allestita per la sorpresa finale, studenti e genitori hanno potuto ascoltare quali prodotti tipici riesce a realizzare l’azienda Agriturismo Fattoria “I canarini”, partendo proprio da quell’identità specifica delle tradizioni di famiglia, per cui è stato utilizzato il prodotto orticolo e vegetale da vendita diretta a consumo fresco, e la creazione del laboratorio per la conservazione del prodotto stesso trasformato. Ciò ha determinato un cambiamento evidente anche nella tipologia di prodotti e nel metodo usato per la loro lavorazione. Si tratta dunque di prodotti assolutamente stagionali, l’unico modo in cui possono essere adeguatamente conservati. Nella varietà di prodotti dell’azienda rientra anche per l’uva, per esempio: Gianpietro ha spiegato che nulla viene gettato, ma tutto riutilizzato (persino il raspo dell’uva); le bucce poi non vengono considerate prodotto di scarto, ma vengono lavorate per poterne estrarre la grappa. Il prodotto è ‘di nicchia’ perché non viene realizzato in grande quantità ed assume un particolare valore in quanto ‘prodotto locale senza concorrenza’: infatti, arricchito con erbe aromatiche, diventa una grappa liquorosa aromatizzata. È il modo migliore per recuperare un prodotto che, altrimenti sarebbe “di scarto” e, di conseguenza, anziché essere un costo, diventa una risorsa.
Gianpietro ha saputo, insomma, applicare pienamente il detto del nonno, che affermava:“Pesca su tuti i lagheti che te trova perché no te sa mai ’ndove che se sconde el pes pì grando”, cioè “Se devi far qualcosa, devi tentare tutte le strade perché non sai qual è la migliore”. Con questa massima Gianpietro Zaramella si è congedato dai ragazzi, ansiosi di assaggiare una delle sue famose merendine…
Il tempo è trascorso veramente in fretta e gli studenti hanno dovuto salutarlo e dirigersi in tutta fretta all’altro capo di Fossalta di Piave, perché era il momento di incontrare il titolare dell’azienda “Severino Stello Apicoltura”, una piccola azienda che Severino, appunto, conduce da tanti anni.
Accolti i ragazzi all’interno della sua caratteristica vendita al pubblico, senza perdere tempo, egli ha iniziato subito a sottolineare che le api sono vita perché dove ci sono loro non c’è inquinamento. Ma l’ape è un insetto meraviglioso anche perché, appena nasce, già è predisposta per svolgere un lavoro: infatti, un altro concetto fondamentale che il titolare ha ribadito è che l’apicolture non produce il miele, semplicemente lo raccoglie: sono le api che lo producono!
La diversità dell’ape e la sua utilità per noi uomini è evidente quando confrontiamo l’ape e la vespa: quest’ultima, per esempio, può pungere molte volte perché il suo pungiglione è dritto, mentre quello dell’ape è ricurvo; quindi, la sua pericolosità è di gran lunga inferiore, come diverso è il suo ruolo.
L’ape è un insetto anche piuttosto resistente, infatti non ha paura del freddo perché al suo centro mantiene una temperatura anche di 30 gradi, grazie ad un particolare rivestimento che le consente di conservare il calore.
Severino ha chiarito poi la funzione dei fuchi, che non pungono e non mangiano da soli, e che seguono l’ape regina; a luglio i fuchi non vengono più alimentati e muoiono.
Ciò che certamente ha però interessato i ragazzi sono i prodotti che si possono ottenere grazie alle api: oltre al miele (per la raccolta del quale si usa il mielario) si possono ricavare la cera, il polline, la pappa reale e il veleno d’api, molto usato in medicina soprattutto nei paesi dell’Est (in particolare la Slovenia) perché stimola la circolazione del sangue e aiuta il sistema immunitario.
La procedura per ottenere questi prodotti è però complessa e occorrono altre strutture, per cui Severino ha deciso solo di raccogliere e commerciare il miele.
Condotti i ragazzi all’esterno della sua struttura, ha potuto far loro vedere concretamente come viene tolto il miele con il coltello dai favi e depositato nello smielatore, uno strumento inventato, proprio qui in provincia di Venezia, da un austriaco per poter consentire più facilmente la sua raccolta.
È stata una visita breve forse, ma sufficiente a stimolare nei ragazzi una maggiore curiosità per questo insolito ambiente aziendale, poco conosciuto in genere da loro come dalle famiglie.
Come Associazione, offrendo l’opportunità di fare questo tipo di esperienze, speriamo invece di aver suggerito ai giovani che si apprestano a inserirsi nel futuro mondo professionale quali aspetti, straordinariamente vantaggiosi, la tradizione identitaria del Basso Piave porti con sé!