di P. Cibin e A. Pasian
È una lieta ‘ricorrenza’, avvertita come ineludibile, quella che impegna gli amici di Stefania Basso e dell’Associazione G.R.I.L. a incontrarsi nel convivio di fine gennaio, un’ulteriore occasione per offrire un segno tangibile della propria vicinanza a famiglie in difficoltà, intento che ben si sposa con la volontà di offrire un possibile supporto alle scuole che aderiscono ai progetti didattici proposti dall’associazione.
Il 26 gennaio al Ristorante “Alla Cacciatora” (nella località di Caposile a Musile di Piave) ancora una volta la gente del nostro territorio ha confermato il particolare desiderio di stare insieme in questa speciale occasione (e lo ha dimostrato esaurendo i posti disponibili in ristorante!). Vogliamo davvero ringraziare anche coloro che avrebbero voluto essere lì, ma non hanno potuto unirsi al sodalizio per mancanza di spazio adeguato a contenere tutti…
Ad aumentare ogni volta l’attesa per l’evento è anche la curiosità verso il particolare messaggio identitario che l’Associazione G.R.I.L. propone di volta in volta. Nel corso della serata si è voluto offrire al pubblico un piccolo saggio delle logiche di pensiero che caratterizzano l’identità territoriale del Basso Piave attraverso la lettura di testi poetici tratti dal volume “Rime del Basso Piave” (Editori Mazzanti, 2008/9) e contenenti appunto riflessioni riguardanti il vivere quotidiano, posto in confronto con i valori di un passato non tanto lontano, eppure spesso facilmente dimenticato.
Si pensi al diverso significato personale che oggi assume l’istituzione della famiglia, che si logora tra “astio, insulti e barufóni”, motivo che genera spesso la sua disgregazione, perché viene a mancare il collante affettivo che dovrebbe unire i suoi componenti. Quanto diverse erano le immense unità famigliari presenti nel nostro territorio ancora fino agli anni Cinquanta (e che erano appunto chiamate ‘e famejóne’, perché composte da una media di 40-60 persone).
Chi non conosce intimamente l’identità della gente di palude del Basso Piave oggi si ritrova a fare i conti con una cultura popolare che non riesce a comprendere; per questo propone una lettura sfalsata della realtà che vede all’interno di questo territorio, cercando di far propri oggetti (materiali o immateriali) che non gli appartengono e dei quali in genere non conosce affatto l’utilizzo o l’originario significato.
Per non parlare poi dei canti tradizionali locali, come “Busatónda”, “Cuàndo jère toséta”, “Éa na càna”, che mettono in rilievo una cultura identitaria non veramente compresa e accettata, come per molto tempo è accaduto al canto “Marìdete Orélia”, nato proprio nel nostro territorio all’indomani dell’Unità d’Italia.
Gli spunti di riflessione offerti da Pierluigi Cibin hanno fatto intuire, forse, che “avere conoscenza non significa avere coscienza” di un territorio! Solo in questo secondo caso si riesce ad esprimerlo nella sua globalità, manifestando il nostro armonico vivere in sintonia con esso, cosa che i nostri anziani, un tempo, sapevano ben trasmettere, anche se sapevano a malapena “far un zero co el cul de el got” (disegnare un cerchio utilizzando il fondo di un bicchiere).
Per questo – consapevoli che sia un ambìto obiettivo quello di far rinascere nelle nuove generazioni l’antica ‘sintonia’ col territorio – desideriamo esprimere un sentito ringraziamento a tutte le docenti presenti – che confermano l’interesse per il nostro progetto didattico – e ai rappresentanti del Comune di Musile di Piave, il Vicesindaco Vittorino Maschietto e l’Assessore alla Cultura Luciano Carpenedo che confermano, con la loro simpatia e reale umiltà, il piacere di stare insieme alla ‘grande famiglia’ degli amici del G.R.I.L.