Un “libro dei mestieri” per Musile di Piave

di Aidi Pasian e Pierluigi Cibin

Dopo quattro anni scolastici di lungo e approfondito lavoro di raccolta, analisi e interpretazione dei dati, è finalmente uscito il nuovo volume dal titolo “Musile di Piave: dall’evoluzione e dalle trasformazioni antropiche all’analisi dei mestieri (dall’800 al primo ’900)”, edito da ME PublisherMazzanti Libri.

La ricerca, cui ha dato il proprio supporto l’APS “G.R.I.L. Basso Piave” nel corso dei propri interventi didattici, è stata condotta dalle docenti Luisa Florian, Michela Fregonese e Tatiana Carpenedo negli anni scolastici 2020-2024 e ha coinvolto le classi seconde e terze dei corsi A e B, consentendo di portare alla luce una vasta gamma di professioni svolte nell’ambito del territorio comunale di Musile di Piave nell’arco temporale 1806-1815.

L’indagine, affidata agli alunni e fatta oggetto di costante supervisione da parte delle docenti, ha interessato i documenti inseriti nel Portale Antenati degli Archivi di Stato di Venezia e Padova, ma anche la consultazione in loco di registri ecclesiastici.

Ogni ricerca è partita appunto da una fonte, un atto di nascita, di morte o di matrimonio, dalla quale emergeva la professione da analizzare. Ai dati raccolti si è aggiunta, poi, una riflessione critica in merito alle logiche sottese ai rilevamenti da parte delle autorità locali, che presentavano una diversa distribuzione rispetto all’epoca attuale.

Lunghissimo l’elenco dei mestieri analizzati. Fra quelli legati all’amministrazione del territorio emergono il chirurgo, il notaio, l’agente, il parroco, il nonzolo, il mansionario, il fuciliere, il maestro di scuola, il gastaldo, l’affittanzièr; poi via via, le professioni più propriamente connesse allo sviluppo economico del territorio, i cui nomi sono strettamente connessi al mestiere svolto: caleghèr; carèr; marinèr / barcaro / barcajolo, passador, vallesan (custode di valle), pescador, pescador de fiume, ranèr; marangón, murèr, fàvaro, cordajolo, forcajolo; linarolo; oste; cursòr; agrimensòr; fornero / prestinajo / pistòr; frutariòl, ortolano; vaccaro / castrator, salsamentario; sarto; tessèr; petenadór; tirrante; marzer; boaro; calderajo; postiglione, vetturino, cocchiere; servente; questuante; alcune professioni vengono presentate nei documenti con diverse accezioni linguistiche, come ad esempio l’agricoltore, il contadino, il villico.

L’appendice finale è frutto della sintesi degli oltre 3500 atti visionati (di cui circa 450 analizzati dai ragazzi) e contiene l’elenco delle persone vissute nel territorio di Musile di Piave, che in epoca napoleonica era diviso tra i Comuni di Croce di Piave con Musile (diventate entrambe frazioni di San Donà di Piave dal 1811), di Torcello (Comune solo nel biennio 1806-1807) e di Cavazuccherina. L’elenco risulta estremamente utile a chi vorrà consultarlo al fine di riscontrare la propria ascendenza fra le famiglie indicate.

La novità del volume consiste anche nella doppia veste editoriale: infatti può essere ascoltato in formato metaliber, mediante un’apposita app brevettata dalla ME PublisherMazzanti Libri. La voce è appunto quella della docente Tatiana Carpenedo.

Per offrire una sintesi pubblica del lavoro, il volume è stato appunto presentato Sabato 18 Maggio 2024 alle ore 17.30 nella palestra dell’Istituto Comprensivo “E. Toti” di Musile di Piave. Oltre alle classi, interessate all’esposizione di alcuni dei mestieri citati, e ai genitori, erano presenti: il Dirigente Alessandro Culatti Zilli, la Presidente del Consiglio di Istituto Gladis Tardivo, vari docenti dell’Istituto e l’editore Carlo Mazzanti, nonché i rappresentanti del “Gruppo Pecore nere” (nella figura di Massimo Pasquon, insieme ad Adriano Caminotto, che si sono adoperati in vario modo per il reperimento di oggetti e foto d’epoca inseriti nel volume), oltre a vari rappresentanti del Centro Aldo Mori di Portogruaro.

Ringraziamo sentitamente l’Assessore alla Cultura e all’Istruzione Luciano Carpenedo per la sua costante presenza, a conferma dell’interesse dell’Amministrazione non solo per l’attività didattica in sé, ma soprattutto per le ricadute culturali di queste significative ricerche.

 

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