‘Il tempo sempre tiranno’ ci costringe spesso a visitare furtivamente i luoghi che più frequentiamo.
Indubbiamente, però, quel che resta è un’impressione, una sensazione, immediata e non effimera, di quello che abbiamo comunque avvertito visitando quel luogo: ciò spinge, in genere, a desiderare di rivederlo, magari con più calma, quando ci possiamo interamente dedicare a gustarlo in modo più approfondito.
Questa è l’esperienza vissuta in genere da chi attraversa rapidamente il territorio del Basso Piave, magari in una giornata uggiosa: poche ore bastano per intuire che alcuni suoi siti particolarmente significativi nascondono una storia davvero molto più interessante di quel che si percepisce di primo acchito attraversandolo.
I membri dell’Associazione mercoledì 5 aprile hanno appunto offerto il loro supporto alle classi 1A e 1D della Scuola Media “Michelangelo” di Jesolo, per accompagnarle in un tragitto, breve ma intenso, di riscoperta di alcuni angoli del loro territorio, quelli che appunto, in genere, quegli stessi ragazzi percorrono velocemente con i loro genitori per ottemperare ai consueti impegni quotidiani.
Gli alunni, seguiti dalle docenti Lia Davanzo, Carla Astorri e Raffaella Zaramella, partendo dalla piazza del mercato di Jesolo Paese (il punto di raccolta per tutti), hanno dunque dato avvio a quel momento di esperienza concreta sul territorio che l’Associazione ritiene fondamentale perché vi sia un approfondimento vero rispetto a quanto proposto durante il percorso didattico svolto in classe, che certamente serve a prepararsi, ma non può considerarsi esaustivo perché non ci si può esimere dal conoscerlo attraverso un contatto diretto.
Dopo aver raggiunto Eraclea, il pullman messo a disposizione del gruppo ha rapidamente raggiunto lo svincolo per Torre di Fine: ‘nonno Pierluigi’, che sempre accompagna i ragazzi nell’analisi delle caratteristiche territoriali, ha richiamato la loro attenzione sul rapporto simbiotico che esiste da sempre fra il sito abitato e quella che oggi è una piccola area portualistica, un forte motivo di richiamo dal punto di vista turistico. Altro motivo di interesse è rappresentato, poi, dal manufatto dell’Idrovora che si offre pure quale pregevole struttura sotto il profilo architettonico (peraltro, in passato, fatta oggetto di studio anche da parte di studiosi stranieri del settore dell’ingegneria civile, appunto per il gusto estetico che ne contrassegnò la realizzazione).
Procedendo lungo il canale Revedoli, che penetra nell’ampia campagna, e dopo aver dato uno sguardo fugace alle aziende che rappresentando il punto centrale dello sfruttamento agrario odierno di questa porzione del nostro territorio, si è giunti ad un altro luogo carico di straordinarie possibilità di percezione e sensazione.
Infatti, ci si è soffermati per una pausa un po’ più lunga alle “bocche del Brian“, situate in prossimità singolare punto di confluenza fra i canali Brian/Livenza Morta, Comessera e Revedoli/Largon che, col suo silenzio, sottolinea il piacere per il quale tanti turisti apprezzano questo sito. Sotto l’attenta sorveglianza dei membri dell’Associazione Lorenzo, Bruno e Stefania, le due scolaresche hanno apprezzato le spiegazioni di nonno Pierluigi in merito all’importanza delle cosiddette “bocche di Brian”, di cui persino i tedeschi, durante il secondo conflitto mondiale, avevano colto l’importanza, tentandone per questo il sabotaggio, col rischio che si allagasse una parte significativa del Basso Piave.
La fugace visita al vicino casone (seppur su terra battuta e non su palafitta, come quello visto in una splendida miniatura realizzata da Gianni Gabatel ed esibita nelle due classi) ha cominciato a far intuire con maggiore concretezza ai ragazzi le caratteristiche del nostro territorio che, prima della bonifica, si qualificava per la presenza assolutamente determinante della palude, sia sotto il profilo ambientale sia sotto il profilo culturale e delle logiche di pensiero che una simile realtà può sottendere.
Tale impressione è stata amplificata e definitivamente confermata, quando ci si è soffermati alla successiva ‘stazione’, presso l’idrovora di Termine. Da qui si è poi raggiunta Stretti, area altrettanto degna di nota per la sua prossimità a due fra i siti più significativi del territorio del Basso Piave: Busatonda e Cittanova.
Un saggio dell’importanza che riveste la prima è stato offerto ai ragazzi anche attraverso il canto “Busatonda“. A Cittanova si è giunti dopo un’altra brevissima pausa di relax, consumata presso l’abitazione della famiglia Luigi Stefanetto, che sempre offre la disponibilità all’accoglienza delle scolaresche, quell’accoglienza che già anticamente veniva esaltata da Cassiodoro, in visita al nostro territorio nel VI secolo d.C.
All’interno del manufatto che accoglie l’idrovora di maggiore entità del Basso Piave, il tecnico Christian Bonetto ha edotto i ragazzi in merito alle particolarità più significative della struttura, nonché di quelle che permettono l’adeguato prosciugamento di una vasta area che altrimenti, specialmente in occasione delle grandi piogge autunnali, sarebbe continuamente sommersa; del resto, la medesima opera di bonifica serve ad assicurare la necessaria irrigazione delle campagne e dunque a offrire un imprescindibile apporto idrico.
Nonno Pierluigi ha poi offerto le informazioni storiche indispensabili a inquadrare l’importanza del sito e a far riconoscere quale fondamentale quadrilatero di canali racchiudessero quest’area così significativa sotto il profilo della comunità che, per secoli, ebbe modo di crescervi, difesa appunto dall’inespugnabile trama d’acque che la contrassegnavano.
Al ritorno, si è voluto dare un ultimo rapido sguardo, seppure in lontananza, al sito corrispondente all’antica Melidissa, e poi transitare attraverso il comune di Torre di Mosto e l’abitato di Boccafossa che, con la sua piccola idrovora e un lontano casone, offre persino al visitatore frettoloso un’impressione di sostanziale immobilità del tempo.
L’ultimo baluardo a difesa della memoria di questo antico territorio rimane ancora oggi quella piccola chiesetta dedicata a Don Giovanni Bertola a cui spesso ci piace, come Associazione, tributare un giusto ricordo a conclusione della nostra visita, perché non si può prescindere dal valore assunto dalla religione cristiano-cattolica, quando si innestò nel Basso Piave, per la gente che lo abitava fin dalle epoche più lontane.
In un simile contesto, così compenetrato del valore del singolo che si pone al servizio della collettività (sia essa intesa come famiglia o come comunità più estesa), è stato un gradito dono quello che alcuni membri dell’Associazione hanno voluto consegnare alle due scolaresche, cioè la memoria di alcuni canti tradizionali – come “Cuando jère toséta” e “Quatro cavài che tròta” – proprio per sottolineare la volontà manifestata in ogni tempo da donne e uomini di questo territorio di mettersi al servizio della continuità della vita all’interno della loro comunità.