È sempre un’esperienza gradita per i membri dell’Associazione “G.R.I.L. Basso Piave” poter accompagnare qualcuno alla scoperta del Basso Piave, inteso spesso erroneamente come l’ultimo tratto dell’asta fluviale dell’omonimo fiume e non invece come un territorio, come sempre è stato inteso dalla gente che ha abitato quest’area fin dai tempi più antichi.
È proprio per questo che le classi 2a B e 3a B della scuola media “R. Onor” di San Donà di Piave sono state accompagnate a visitarlo giovedì 23 ottobre, insieme ai loro insegnanti: Prof. Caterina Zappalà, Prof. Marta Urban e Prof. Barbieri Gianpaolo, e a “nonno Pierluigi”, Aidi Pasian, Anna Maria Stefanetto, Maurizio Botosso e Gabriele Marin, membri dell’Associazione.
La visita è iniziata in uno dei tanti punti dell’area sandonatese il cui valore è stato nel tempo dimenticato: l’area ove fu costruito il silos presso il Canale Navigabile, che un tempo non troppo lontano costituì un importante deposito per la raccolta delle granaglie, poi esportate altrove grazie all’uso dei “burci”. Gli studenti, partiti a bordo di un pullman, sono stati invitati a scendere e a prendere coscienza della particolarità di questo sito; e tali aspetti sono stati poi completati quando, in opposta posizione, è stato chiesto loro di osservare, fin dalla partenza, il livello delle acque nei canali.
Percorrendo il tratto, ancor oggi solcato da antichi paleoalvei del Piave, siamo arrivati al sito di Cittanova, dove gli alunni sono stati accolti dal geometra Walter Corazza e dal tecnico Claudio Frasson all’interno dell’idrovora di Cittanova, potendo così accedere per la prima volta ad un manufatto di cui, normalmente, non si apprezza l’utilità se non in un perido di notevole piovosità…
All’interno del manufatto, appunto, il geometra ha fornito agli studenti alcuni dati tecnici di funzionamento delle idrovore, facendo comprendere loro quale prezioso apporto offrano, nonché altri dati di ordine tecnico/pratico (ad esempio, l’enorme consumo d’acqua pro capite, che incide enormemente sulla sua disponibilità e preziosità, della quale non ci accorgiamo se non durante i periodi di criticità).
La visita al sito è stata completata nella parte retrostante del manufatto: non si può avere una visione globale del funzionamento delle idrovore se non si va concretamente ad osservare dove le acque del canale Ramo (antistante) vengono gettate, cioè nel collettore Brian (che è posto alle spalle del manufatto e le acque si trovano in una posizione in uscita ben più elevata).
Dopo un’ampia esposizione dell’importante valore storico di questo sito – anche sotto l’aspetto identitario territoriale – e una breve pausa ristoratrice, la visita didattica è ripresa andando ad interessare un altro sito di rilievo all’interno del Basso Piave, l’idrovora di Staffolo, vista da un’angolatura affascinante e che, peraltro, ha consentito ai ragazzi di conoscere anche una realtà produttiva locale, quella della famiglia Calcinotto, che abita nelle sue prossimità. Nonno Pierluigi ha invitato i ragazzi ad analizzare quanto l’intelligente intraprendenza abbia potuto far sviluppare la capacità agricola della gente autoctona di un tempo e possa ancora oggi, farla spingere oltre la normale “tipicità” del Basso Piave, producendo, per esempio, alcuni cedri di notevoli dimensioni. Sappiamo benissimo, invece, che un simile frutto, normalmente, non cresce nel Basso Piave perché necessita di un clima dalle caratteristiche ben diverse! Questa è appunto una delle caratteristiche della gente di palude, capace di far sviluppare e crescere con passione qualsiasi risorsa sia ritenuta utile alla famiglia.
La fugace visita ha permesso ai ragazzi di inziare a cogliere la specificità della gente di palude che, per quanto abbia subìto la bonifica, non ha certamente modificato del tutto le proprie originarie logiche di pensiero.
Il percorso, però, è continuato in vista di un altro considerevole manufatto, quello dell’idrovora di Termine (Ongaro Inferiore), presso la quale gli studenti hanno potuto ammirare anche l’interno di un casone fluviale: naturalmente, questo non presenta le stesse caratteristiche di un tipico “casone su palafitta”, come quelli realizzati un tempo all’interno della palude e che oggi non esistono più, se non all’interno dell’intimo tramandato di quella gente che, a suo tempo, noi dell’Associazione abbiamo messo in analisi.
A seguire, certamente non poteva mancare una rapida fermata presso le “bocche di Brian”, altro punto essenziale del territorio del Basso Piave: qui gli studenti hanno potuto comprendere quale difficile rapporto esista tra l’acqua dolce del territorio bonificato e l’acqua salata del mare.
L’incontro sul ponte con un nonno poeta, avvicinatosi per salutare “nonno Pierluigi”, ha completato la visione d’insieme di quest’area silenziosa e rasserenante, velandola di una vena nostalgica.
A questo punto, ripreso il viaggio, si è resa opportuna una pausa più giocosa e rilassante, presso un altro manufatto di pregio: l’idrovora di Torre di Fine. Il parco vicino ha, anzi, consentito ai ragazzi di provarsi in alcuni balli tipici, da “La bela polenta” alla “Tarantella calabrese”.
Pur senza tralasciare i dati fondamentali in merito a questi siti, l’uscita aveva come scopo finale la visita ad un’azienda del territorio del Basso Piave, impegnata a mantenere aspetti tradizionali, ma al tempo stesso a sviluppare aspetti innovativi, per esempio nel campo della ristorazione: l’agriturismo Fattoria “I Canarini”, a Fossalta di Piave, noto per la realizzazione di piatti vegetariani, nonché vegani.
Il titolare, Giampietro Zaramella, ha accolto i ragazzi nel piccolo e grazioso giardino, che rappresenta una recente innovazione rispetto alla precedente struttura, dal momento che offre al pubblico la “prima piscina della biodiversità in tutta la provincia di Venezia”. E qui subito ha dato prova di ciò che significa, da una parte, portare avanti la tradizione familiare delle colture vegetali e, dall’altra, saper comunque sempre innovare e rinnovare la qualità e tipologia di offerta, dal momento che oggi solo così è possibile consentire alle consuete attività agricole di potersi ammodernare e reggere la concorrenza: come sottolineava il signor Zaramella, non si può pensare di competere con aziende e multinazionali di grandi dimensioni giocando solo sulla quantità; per rappresentare veramente una novità e quindi attrarre l’attenzione di possibili consumatori si può giocare esclusivamente sulla qualità e unicità del prodotto che si intende offrire, e quest’ultimo ha tanto più valore quanto più è associato ad una cultura e a logiche di pensiero che altrove non si possono trovare e che nessuno può riuscire a “copiare”.
Di questa sua filosofia di vita, vincente nonostante la crisi, egli ha diffusamente parlato, dopo averci accompagnato nella piccola e graziosa sala ristorante, che offre agli ospiti uno spazio veramente intimo e raccolto, obbligandoli a compiere una pausa riflessiva rispetto ai ritmi stressanti della vita quotidiana.
E altrettanto piacevole è stato il piccolo dono che Giampietro Zaramella ha fatto a tutti i ragazzi: una piccola, calda e profumata tortina alle mele, realizzata esclusivamente con farine e frutti di propria produzione. Senza ombra di dubbio, l’offerta è stata molto apprezzata dai giovani commensali, ovviamente affamati a quel punto della giornata!
Inutile dire che, pur se in una fredda giornata, questi giovani studenti hanno appreso per la prima volta quanto ci sia ancora di non visto e goduto all’interno del territorio del Basso Piave, di cui, ovviamente, per ragioni di tempo, si è deciso di fare vedere (e soprattutto “far vivere”) solo alcuni dei siti più rilevanti.
Siamo convinti che il supporto offerto dall’Associazione, in questa come in altre future occasioni, possa contribuire a dare loro una minima percezione della ricchezza che questo nostro territorio offre ancora a chi voglia veramente conoscerne la vera natura e, con proficuità e con la medesima intraprendenza, avviare i propri importanti progetti.