di Aidi Pasian e Pierluigi Cibin
Fra i dossi affioranti da ampie distese d’acqua che ricoprivano le aree paludose del Basso Piave emergeva, un tempo, non solo una straordinaria vita vegetale e animale, ma soprattutto una cultura antropica carica di valori, caratterizzata da logiche di pensiero e di azione assolutamente uniformate alla contestuale realtà palustre. Ne restò affascinato persino Cassiodoro che, giungendo in questo nostro vivacissimo ambiente, ne assaporò tutta la specificità, evidenziandone la ricchezza sotto il profilo delle risorse di cui gli uomini di palude sapevano certamente usufruire, ma vivendo in piena simbiosi e sintonia con esso e mai semplicemente sfruttandolo.
La modifica ambientale che l’opera di bonifica ha compiuto nel Basso Piave, per quanto importante sia stata, non è riuscita a soppiantare l’identità originaria della gente di palude, che ancora oggi nelle campagne di questo territorio resta saldamente ancorata a un preciso ‘calendario’.
Questi gli spunti fondamentali che hanno saputo approfondire quest’anno i ragazzi della Scuola Secondaria di I° grado “E. Toti”, e in particolare la classe 2aC – seguita dalle docenti Luisa Florian e Michela Fregonese – e le classi 1aA, 1aB, 1aD – seguite dalle rispettive docenti Alida Cusin, Valeria Farina e Alessandra Vazzoler.
I risultati del loro percorso di approfondimento, riferito al progetto “Alla scoperta dell’identità e del dialetto del Basso Piave” rivolto alle scuole in corso d’anno, sono stati oggetto di un’esposizione pubblica nelle giornate del 18 e 19 maggio presso l’Aula Magna del medesimo Istituto, in occasione del Premio “Identità del Basso Piave” – Edizione 2018.
L’uscita, effettuata il 2 e il 9 maggio con le quattro classi, ha permesso ai ragazzi di toccare con mano quel territorio di cui tanto avevano sentito parlare nel corso dell’attività didattica: solo con questo contatto attivo esso si può concretamente ‘sentire’ e conoscere, così come ne fece esperienza Cassiodoro, avendo la fortuna di visitarlo in un periodo storico in cui esso presentava ancora una sostanziale integrità ambientale, ricco com’era di vegetazione, di fauna di ogni tipo, eppure caratterizzato da uno stile di vita umile e frugale.
Nel corso della cerimonia di premiazione gli alunni delle classi prime hanno potuto sottolineare il rapporto strettissimo dell’uomo con quell’ambiente, comprendendo anzitutto la differenza fondamentale tra laguna e palude (che spesso perfino gli adulti confondono!): tale differenza determinava anche una specifica struttura familiare (diversa, infatti, risultava la composizione della famiglia di palude rispetto a quella delle limitrofe aree di pianura, anche se, in seguito alla bonifica, all’interno del territorio del Basso Piave sono rimasti aspetti identitari sia dell’una sia dell’altra).
La differenza fra le due identità, però, si manifestò quando, nel territorio del Basso, fu introdotta la cultura romana, foriera di novità sotto molti aspetti: anzitutto il concetto di proprietà, estraneo all’uomo di palude, e poi il cristianesimo, che certamente venne accolto, ma ne fu esaltata piuttosto la devozione alla componente femminile. Da questo ‘incontro’ derivarono tutte quelle forme di sincretismo religioso che ancor oggi è difficile sceverare, se non dopo un’accurata analisi.
Così, nel medesimo territorio si sono andate sovrapponendo pratiche legate certamente all’andamento stagionale, ma ispirate a tre diversi calendari: il lunario, il calendario romano (che proponeva, oltre al Sole come elemento centrale, anche riti antichissimi, ad esempio i Lupercali) e il calendario cristiano, di più recente introduzione e strettamente connesso alla canonizzazione dei vari Santi.
La classe 2aC, avendo già analizzato in precedenza le componenti di fondo dell’identità della gente di plaude, ha avviato nel corso del 2017-2018 uno studio approfondito delle sue consuetudini, prima analizzandole in funzione della loro rispondenza al lunario – in quanto erano dettate dal rapporto con la naturalità dell’ambiente in cui viveva l’uomo di palude – e poi confrontandole con quelle inseritesi nel nostro territorio solo a seguito dell’introduzione della cultura romana, succube peraltro in origine anche dell’influsso derivante dal mondo etrusco.
E, se gli spunti offerti dal nonno Pierluigi sono proseguiti in classe secondo una scansione lineare del tempo (per questioni di praticità, considerata la vastità delle feste o tradizioni da trattare), i ragazzi hanno riconosciuto ben presto la necessità di rappresentare questa complessa realtà attraverso una forma circolare, una “ruota del tempo”, secondo la visione ciclica del tempo tipica dell’uomo antico, la cui vita quotidiana si conformava essenzialmente all’andamento appunto delle stagioni.
I ragazzi hanno dimostrato ancora una volta che, se condotta con scrupolosa sistematicità, la ricerca identitaria può davvero rappresentare per loro una strategia metodologica per crescere, ritrovando così la “bussola educativa e formativa” per evitare quel disorientamento sociale che, invece, spesso si manifesta nei giovani d’oggi.
L’Associazione rivolge un sentito ringraziamento alle Autorità presenti all’evento, svolto con il patrocinio dal Comune di Musile di Piave, in particolare il Vicesindaco Vittorino Maschietto, l’Assessore alla Cultura Luciano Carpenedo, nonché la Dirigente Scolastica Marisa Dariol e il presidente dell’istituto scolastico Graziano Paulon perché, con la loro presenza, hanno confermato l’attenzione rivolta all’iniziativa.