Anche quest’anno, a partire dal 25 ottobre, Torre di Mosto si è attivata per ospitare l’annuale festa di San Martino. Si tratta di un appuntamento al quale giunge ormai sempre più numeroso il pubblico non solo locale, ma anche di altri comuni limitrofi, richiamato dalla specificità dei festeggiamenti che qui si svolgono.
Come gli anni passati, insieme ad altri stand espositivi ed associazioni locali, l’Associazione “G.R.I.L. Basso Piave”, accogliendo l’invito del gruppo “Pecore nere”, era presente nella piazza antistante il Municipio e ha potuto godere più che mai della sentita partecipazione del pubblico, ma soprattutto dei giovani, che hanno dato il loro significativo apporto nella ricostruzione di uno spaccato della vita quotidiana dei nostri nonni, ai quali i membri dell’associazione hanno voluto offrire un doveroso tributo attraverso canti dei nostri emigranti poco noti o ricordati.
Tale rivisitazione storica è iniziata fin dalle prime luci dell’alba, con l’allestimento dello spazio messo a disposizione dell’associazione, ove le aree destinate ad accogliere i lavori tipicamente femminili e maschili sono state adeguatamente separate. Un tempo, infatti, donne e uomini avevano ambiti e ruoli di intervento ben definiti e distinti all’interno della vita familiare e, se non vi erano particolari esigenze e richieste, nessun uomo o donna subentrava nella sfera che non fosse di propria pertinenza.
Bambini e bambine imparavano ben presto quali compiti spettavano agli uni o agli altri e, fin da piccoli, si uniformavano alle esigenze della vita familiare assumendo i medesimi ruoli degli adulti del loro stesso genere.
Agli uomini spettava anzitutto l’onere di reperire tutte le risorse possibili perché la famiglia potesse sopravvivere e continuare ad esistere: dall’ambito della pesca in acque dolci, così ricche di pescato, si passava con altrettanta competenza e bravura all’esercizio della caccia (del resto, nel territorio del Basso Piave gli uomini non avevavo difficoltà a trovare cacciagione, fatto sottolineato persino dallo scrittore latino Cassiodoro che, venendo in queste aree, riscontrò la loro enorme ricchezza sotto il profilo appunto dell’offerta alimentare).
Per abituare i giovani ad assumere un ruolo attivo, sotto questo profilo formativo, li si stimolava presto a costruirsi, con sempre maggiore abilità, oggetti di uso quotidiano: dapprima si trattava di semplici giocattoli (nella realizzazione dei quali potevano versare tutta la loro potente immaginazione), poi di strumenti di difesa – tanto che, anche dopo l’inserimento della religione cristiano-cattolica nel nostro territorio, il passaggio all’età più matura, come nel caso del cresimando, veniva sottolineata dal dono che veniva fatto ai “scavetzoti”, cioè a brìtoea.
Detentori della trasmissione di valori e di abilità erano soprattutto gli anziani che sapevano instaurare un dialogo costruttivo e duraturo con i giovani: questi crescevano all’ombra dei loro insegnamenti, abituandosi ad essere responsabili e capaci di sbrogliarsi autonomamente pur nelle difficoltà della vita quotidiana.
Tale compito educativo spettava anzitutto alle donne che si occupavano dei figli fin dalla nascita e dovevano istruirli fino a che essi non erano chiamati ad assumere il ruolo che richiedeva il loro specifico sesso.
Per rendere con chiarezza la distinzione fra i due ambiti, nello spazio messo a disposizione dell’Associazione è stata appunto allestita l’area destinata ad accogliere la gestione femminile della vita domestica: le donne non svolgevano solo compiti fra i più tradizionali (cucire, lavare, preparare le pietanze, dedicarsi alla cura della casa come del bestiame di piccola taglia, che era di loro pertinenza), ma soprattutto mettevano in atto tutte quelle azioni che potevano favorire lo sviluppo del percorso formativo di bambine e bambini.
I vari momenti di crescita erano supportati, naturalmente, da varie forme di gioco, ma esso in realtà preludeva sempre allo sviluppo di abilità di cui usufruire poi nella vita.
Non mancava mai, per esempio, il salto alla corda, che tanta partecipazione ha visto da parte dei ragazzi e dei bambini delle scuole di Torre di Mosto e che per tanta parte del pomeriggio li ha affascinati, soprattutto quando veniva fatto in gruppo.
Infatti, i primi approcci al gioco avvenivano da parte dei singoli bambini, ma poi esso si faceva via via più complesso quando, alla propria abilità nel salto – che richiedeva capacità di coordinamento dei movimenti personali – si accordava l’abilità degli altri, se riuscivano ad inserirsi, e più si ampliava il numero di partecipanti più diventava difficile rispettare il ritmo globale del gruppo: una chiara metafora dell’intesa che il singolo individuo, diventato adulto, avrebbe dovuto dimostrare di avere, riuscendo ad accordare la propria esistenza con quella più vasta della famiglia e del gruppo sociale più ampio, di cui nel tempo aveva imparato a far parte in modo sempre più responsabile.
Anche gli adulti continuavano a dare il loro contributo al buon esito del gioco: per esempio costruendo la stessa corda. Erano proprio i nonni a realizzare lo strumento che doveva servire a crearla.
Tale attrezzo è stato appunto costruito da Flavio Antoniazzi, uno dei nostri nonni, in occasione dell’evento di Torre di Mosto, per offrire, aiutato da altri membri dell’Associazione, una rappresentazione concreta di come venivano realizzate corde di diverse lunghezze, attività che è stata oggetto di tanta curiosità da parte del pubblico torresano.
L’Associazione ringrazia, oltre che l’amministrazione e la Pro Loco, in particolare il gruppo “Pecore nere”, per l’invito rivoltole e per la grande disponibilità e il supporto logistico dimostrati nel corso dell’evento.
Un grande ringraziamento va, però, anche a tutti I ragazzi delle scuole elementari e medie di Torre di Mosto che, alternandosi nel corso della giornata, hanno offerto la loro personale e instancabile partecipazione ai giochi messi in atto, dimostrando un attaccamento ancora fortissimo a forme di divertimento così semplici e tradizionali, forse dimenticate dai più, ma che sembrano affascinare ancora tanto i giovani e suscitare in loro un vivo interesse.