’A MARAMACOEA
Sabato 21 settembre, alle ore 21, nel giardino di Villa De Faveri a San Donà di Piave è stata riproposta al pubblico la rappresentazione culturale dal titolo ’A Maramacoea, già presentata nel corso della precedente edizione della Fiera del Rosario.
Il testo è frutto di una ricerca che si è sviluppata nell’estate del 2012, attraverso un percorso condotto dal nostro vicepresidente Pierluigi Cibin, coadiuvato dalla nostra presidente prof. Aidi Pasian e su specifica richiesta dell’Associazione Passaparola nel Veneto Orientale, incuriosita dall’originalità del nome che, da sempre, la popolazione di tutto il territorio del Basso Piave collega alla Fiera del Rosario.
L’Associazione “G.R.I.L. Basso Piave”, invitata a partecipare all’evento, ha inteso ricreare il particolare contesto di vita tipico del nostro territorio, soprattutto nel periodo fra le due guerre mondiali, mettendo in scena gli specifici ruoli e ambiti d’azione degli uomini e delle donne che vivevano nel Basso Piave.
Tale area geografica che, fin dalla notte dei tempi è stata caratterizzata dalla presenza attiva della palude, era un ambiente difficile per la sopravvivenza dell’uomo.
Questo ha inevitabilmente determinato il modo di gestire la vita quotidiana che, per la gente di palude, era scandita da un ritorno costante e immutabile di azioni.
La donna, nel corso della giornata, dopo aver svolto i lavori domestici, si dedicava alle altrettanto necessarie attività connesse alla sua precipua funzione, cioè quella di gestire anzitutto l’economia domestica, di educare la prole e, parimenti, di accudire l’uomo, che costituiva il suo sostegno. Cucito e lavori con la lana erano dunque essenziali per i componenti della famiglia.
L’uomo, da parte sua, svolgeva tutte le attività necessarie ad assicurare più risorse possibili per la sopravvivenza della sua famiglia.
Una funzione fondamentale in ambito familiare era, però, anche quella svolta dai nonni , che assicuravano la trasmissione identitaria dei valori costituendo così l’anello di congiunzione tra le diverse generazioni.
In un simile contesto geografico, dove uomini e donne erano piuttosto abituati a mimetizzarsi, a farsi notare il meno possibile, possiamo ben capire quale effetto sortisse la novità della fiera: genti provenienti da ogni luogo, e in particolare da tutto il Basso Piave, muovendosi in massa, confluivano insieme verso la città di San Donà di Piave, ove si svolgeva appunto la Fiera del Rosario, generando un senso di smarrimento, di disorientamento, di paura in chi non era assolutamente abituato a incontrare tutti i giorni una simile folla indistinta e quasi soffocante. L’afflusso di gente era tale che riempiva le vie principali di San Donà: partiva dall’attuale Ponte della Vittoria per giungere fino al lembo opposto della città, distendendosi poi nelle maggiori vie laterali, come a formare una lunga e mitologica biscia strisciante, munita di braccia. Nell’immaginario collettivo tale rappresentazione visiva prendeva appunto il nome di maramacoea, ma tale termine nascondeva, più che una semplice immagine mostruosa, un insieme di sensazioni non chiaramente definibili e dunque non facilmente descrivibili a parole. Da ciò si è prodotta, col passare del tempo, una vasta gamma di possibili definizioni, cioè tentativi di descrivere verbalmente tale sensazione, di assegnarle dei precisi contorni semantici, ma mai nessuno si è rivelato per se stesso completamente esaustivo rispetto a quanto si era sperimentato durante la Fiera del Rosario perché, in buona sostanza, ’A MARAMÀCOEA era l’effetto prodotto da una precisa sensazione che era percepita esclusivamente dall’uomo di palude, durante questa sua esperienza così unica.