di Aidi Pasian e Pierluigi Cibin
Quante volte è capitato di vedere un anziano accudito da una badante, magari all’ombra di qualche albero in un giardino pubblico? E chissà, sotto quel suo apparente silenzio, quali pensieri si agitano dentro di lui, magari affioranti attraverso qualche frase apparentemente senza senso ch’egli, di tanto in tanto, pronuncia, mentre la badante tenta di capirlo?
Questa è stata appunto la cornice della rappresentazione teatrale intitolata ’A é na roda che gira, che la classe IIIa C della Scuola Secondaria di I° grado “E. Toti”, di Musile di Piave, ha proposto al pubblico venerdì 8 febbraio. Nell’Aula Magna dell’Istituto i ragazzi, sempre coadiuvati dalle docenti Lusia Florian e Michela Fregonese, hanno messo in scena il frutto del percorso di approfondimento avviato all’inizio dell’anno con l’Associazione G.R.I.L. Basso Piave, a conclusione di un triennio di studi riferiti non solo agli aspetti identitari del loro territorio, e dunque a precise logiche di pensiero della gente del Basso Piave, ma anche a quelli più specificamente linguistici, che caratterizzano la parlata tipica di questo territorio.
Era presente in scena un ‘nonno reale’, il membro dell’Associazione Lorenzo Schiabel, che si è prestato a vestire i panni dell’anziano protagonista. La piece teatrale è stata proposta al pubblico già dieci anni fa, ma le parti, allora, erano impersonate da attori adulti. Questa volta si sono messi alla prova i ragazzi, affermandosi pienamente in ruoli complessi e dando voce a considerazioni e pensieri dell’anziano.
Seduto in prossimità di un gelso, egli instaura un dialogo con l’albero, che l’ha visto crescere e maturare e che, forse, è l’unico a capirlo davvero. A chi lo assiste o ‘lo guarda vivere’, il suo continuo intercalare appare una strampalata sequenza di affermazioni, un flusso di coscienza. In realtà, si tratta di un preciso ‘sentiero’ di analisi che, in modo crudo, mette in evidenza gli aspetti più dissonanti dell’attuale società e, via via, egli li snocciola nella sua mente con impressionante nitidezza.
La sua lingua dialettale, però, è lontana dal mondo attuale, nel tempo e nello spazio: un altro importante motivo di incomprensione, specialmente da parte di quei giovani ai quali egli, come ogni anziano, avrebbe voluto trasmettere i tanti valori positivi del suo tempo. L’impossibilità di consegnare loro il credo identitario della gente alla quale è appartenuto blocca, di fatto, quella continuità generazionale che non riguarda soltanto il ‘sangue’, bensì le logiche di pensiero che, pure, hanno fatto crescere il vecchio ‘forte e stagno’ come il gelso, indurito dalle intemperie stagionali ma, al tempo stesso, lo hanno reso più maturo attraverso le esperienze della vita.
Indubbiamente, trattare questa tematica e affrontarla in classe, incontro dopo incontro, ha richiesto un impegno non saltuario: ogni settimana, a partire dal mese di ottobre, i ragazzi hanno sviluppato con nonno Pierluigi una riflessione che, anche umanamente, ha lasciato il segno: la didattica può solo dare l’opportunità di incontrare le problematiche, ma poi spetta a docenti, ragazzi compiere attivamente, in prima persona, un salto di qualità, dibattere su concetti, considerazioni, punti di vista, modi di essere degli individui che hanno vissuto in epoche diverse, non per esprimere giudizi, ma per capire quali margini di intervento hanno oggi le nuove generazioni, poste di fronte a problemi apparentemente complessi da risolvere oppure che, semplicemente, vengono risolti in maniere poco efficaci. In questo, certo, conta moltissimo l’azione educativa condotta quotidianamente non solo dai docenti, ma soprattutto da genitori e nonni, e a questi ultimi, un tempo, era appunto affidato un ruolo formativo più ampio perché sviluppato in sinergia con l’azione costrittiva e condizionante del territorio.
Il Premio “Identità del Basso Piave” – giunto ormai alla sua 7a Edizione – intende perseguire fiduciosamente questo scopo, ricordato anche nel corso della cerimonia: sensibilizzare i giovani ai valori identitari del proprio territorio perché si riconoscano, un giorno, ‘staffettisti’ capaci di passare consapevolmente il testimone consegnato a loro.
L’Associazione ringrazia sentitamente quanti hanno contribuito a dare significato pieno alla serata: anzitutto ad Alessia Gorghetto (alunna dell’Istituto) che ha accolto l’invito della docente Michela Fregonese ad accompagnare, con una canzone della musica leggera italiana, il momento finale della rappresentazione; quindi le famiglie degli alunni, che li hanno supportati soprattutto per l’allestimento della scena.
Non possiamo mancare di ringraziare il Dirigente Alessandro Culatti Zilli e il Presidente del Consiglio di Istituto Graziano Paulon, nonché il personale della scuola tutto e, in particolare, l’Amministrazione comunale che, in tempi strettissimi, ha reso possibile l’utilizzo della nuova strumentazione. Il Vicesindaco e assessore all’Istruzione Vittorino Maschietto e l’Assessore alla Cultura Luciano Carpenedo, con la loro costante presenza, manifestano l’attenzione che il Comune di Musile di Piave rivolge da sempre al progetto didattico “Alla scoperta dell’identità e del dialetto del Basso Piave”, giunto ormai al suo decimo anno di sviluppo nelle scuole del territorio.